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15 Marzo 2023Parlare oggi di economia circolare e transizione energetica significa toccare un punto focale del dibattito internazionale sullo sviluppo sostenibile.
Tutelare l’ambiente senza, però, limitare l’evoluzione economica: l’obiettivo da perseguire è chiaro, soprattutto in quest’era post Covid-19 in cui la questione ambientale è stata definita centrale.
Lo sviluppo sostenibile delle economie nazionali è una priorità, per questo si assiste in maniera concreta a una tendenza che punta a conciliare quelle che sono le esigenze legate alla transizione energetica con quelle economiche e sociali. Ecco perché si parla di economia circolare.
Cambiano, dunque, paradigmi e ciclo produttivo. Per definizione, l’economia circolare è un modello di sviluppo economico finalizzato a ridurre gli sprechi e l’impatto ambientale, sfruttando la riprogettazione dei processi produttivi.
Questa tipologia di economia si fonda su concetti base come il riciclo, il riuso, la rigenerazione dei prodotti e dei materiali, così da promuovere la creazione di prodotti a lunga durata e l’utilizzo di energie rinnovabili.
Differenze tra economia circolare ed economia lineare
Durante un processo produttivo tipico di economia lineare si ha la generazione di scarti di produzione, classificati come rifiuti. Questa è la prima differenza tra economia circolare ed economia lineare.
Cambia il concetto stesso di scarto di produzione non più visto come rifiuto da smaltire bensì come risorsa che viene reimmessa nel ciclo produttivo, rendendolo ecosostenibile.
Si cerca di creare un sistema in cui i materiali e le risorse sono utilizzati e riutilizzati in modo continuo, minimizzando il consumo di nuove risorse e la produzione di rifiuti.
Se l’economia lineare ha impattato fortemente sul futuro delle prossime generazioni, con il cambio di paradigma è possibile evitare la catastrofe. L’obiettivo dell’economia circolare è quello di creare un sistema sostenibile e resiliente in grado di garantire i bisogni presenti senza compromettere le possibilità delle generazioni future.
Alcuni step del passaggio da economia lineare a economia circolare
Nel Marzo 2020, la Commissione europea ha presentato un Piano di azione per una nuova economia circolare che ha come scopo quello di ridurre rifiuti ed emissioni nocive e di rendere più sostenibile il processo produttivo di settori ad alta intensità di risorse.
Successivamente, durante il Febbraio 2021, sono state chieste delle misure aggiuntive atte a raggiungere un obiettivo fondamentale: quello di creare un’economia a zero emissioni di carbonio entro il 2050, la deadline che vedrà il completamento del passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare.
I vantaggi dell’economia circolare e il rapporto con la transizione energetica
Il passaggio a un’economia circolare è urgente, sia per proteggere l’ambiente e la biodiversità, sia per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
Da recenti dati dell’Agenzia europea dell’ambiente emerge in maniera chiara che i processi industriali provocano il 9,10% delle emissioni di gas serra nell’Unione Europea, mentre la gestione dei rifiuti è responsabile del 3,32%.
Ecco, quindi, che considerare gli scarti produttivi come risorse e non più come rifiuti è un enorme passo avanti in termini ecologici.
Da questo punto di vista è importante anche evitare i packaging eccessivi e renderli più funzionali e meno impattanti. Alcune stime ci dicono che ogni anno un cittadino europeo produce 180 kg di rifiuti da imballaggi. Una cifra allarmante, che richiede un’inversione di rotta.
Altro vantaggio dell’economia circolare riguarda l’utilizzo delle materie prime. L’Europa importa gran parte delle risorse che utilizza nei vari cicli produttivi e questo si traduce in una dipendenza a doppio nodo con alcuni Paesi produttori. Riciclare le materie prime riduce questa dipendenza e, soprattutto, rende più liberi dai vari aumenti dei prezzi e dalla scarsa reperibilità che si verifica in determinati periodi.
Un uso più responsabile delle risorse naturali ha un impatto positivo anche su clima e ambiente. Riducendo le emissioni di CO2 che caratterizzano i processi estrattivi e di lavorazione delle materie prime, si ottengono dei benefici di non poco conto e ciò dimostra che un approccio sostenibile è sempre da preferire.
Possiamo dire che il rapporto tra economia circolare e transizione energetica inizia proprio qui. L’economia lineare è strettamente legata all’insostenibilità ambientale, mentre l’economia circolare tende a preservare le risorse naturali e l’ambiente, prediligendo al contempo le fonti e i materiali rinnovabili.
A questo si aggiungono l’estensione dei cicli di vita dei prodotti e l’incentivo al riciclo e al riuso, fattori comuni che servono per il raggiungimento degli obiettivi climatici che deve avvenire da qui al 2030.
I pilastri dell’economia circolare sono utili, quindi, anche per migliorare l’efficienza energetica. Dinanzi alla richiesta impellente di un’innovazione circolare delle infrastrutture legate all’uso delle rinnovabili, i sistemi di stoccaggio e di distribuzione risultano essere uno strumento fondamentale da utilizzare.
Gli impianti di stoccaggio (BESS) permettono di accumulare energia in eccesso che verrà poi riutilizzata in un secondo momento, proprio come la circolarità richiede. Inoltre, tutto ciò spinge anche sull’acceleratore della transizione energetica poiché invoglia all’utilizzo di energia rinnovabile, superando il problema dell’instabilità di rete legato all’indisponibilità temporanea di alcune fonti come il sole o il vento.